L’integrazione aziendale è un tema centrale per comprendere come un’impresa possa accrescere efficienza e competitività in maniera significativa. Analizziamo approfonditamente questo concetto strategico.
Tipi di integrazione aziendale
Esistono fondamentalmente due tipologie chiave di integrazione: orizzontale e verticale. La prima opzione comporta l’acquisizione o la fusione con aziende operanti allo stesso livello della filiera produttiva. Si tratta dunque di player che sono nostri diretti concorrenti oppure realtà complementari. L’integrazione verticale prevede invece l’internalizzazione e il controllo di attività a monte (fornitori) o a valle (distributori, retailer) della catena del valore. Vediamo nel dettaglio queste due fondamentali forme di integrazione.
Come sviluppare integrazione
Integrazione orizzontale
L’integrazione orizzontale attraverso M&A o joint venture con altre aziende del settore permette di incrementare sensibilmente le quote di mercato, anche a livello internazionale, nonché di ridurre o addirittura annullare la concorrenza diretta. Tuttavia, questa strategia presenta anche rischi significativi che le imprese devono ponderare attentamente: si possono innescare fenomeni di reazione ostile da parte di player esterni, oppure possono emergere problemi di natura organizzativa e culturale nell’unione di entità diverse. Pertanto, le aziende lungimiranti devono eseguire accurate analisi costi-benefici prima di procedere con questo tipo di integrazione.
Integrazione verticale
L’integrazione verticale consente di ottenere un maggiore controllo sull’intera supply chain: approvvigionamenti, produzione, stoccaggio, distribuzione, vendita. Tutto ciò si traduce solitamente in una riduzione dei costi di gestione, lead time più rapidi e miglior coordinamento tra le varie fasi della catena del valore. Ciononostante, anche questa strategia manageriale non è esente da controindicazioni. L’impresa si può trovare a dover affrontare un eccessivo appesantimento burocratico dovuto alla complessità dell’integrazione. Inoltre, essa perde i benefici derivanti dalla specializzazione di fornitori esterni.
Vantaggi dell’integrazione aziendale
L’integrazione aziendale comporta vantaggi che vanno ben oltre il mero controllo della catena di fornitura e la riduzione dei costi di input. Approfondiamoli insieme.
Innanzitutto, un’impresa integrata può contare su economie di scala più ampie. Produzioni su larga scala consentono infatti di spreadare i costi fissi su volumi maggiori, abbattendo i costi variabili unitari. In secondo luogo, grazie all’integrazione si possono sfruttare al meglio le interdipendenze tra le varie attività, ottimizzando flussi informativi, materiali e finanziari. Terzo, le aziende integrate hanno maggiore potere contrattuale sia verso fornitori che clienti. Esse possono dunque spuntare condizioni migliori.
Inoltre, i player integrati sono favoriti nello sviluppo e applicazione di innovazioni. Investendo su attività interconnesse, il ROI di nuove tecnologie è potenziato. Quinto punto, le imprese integrate hanno accesso a una base di competenze distintive più ampia, fondamentale per costruire un vantaggio competitivo. Infine, esse sono meno esposte ad aumenti improvvisi di prezzi e rischi di approvvigionamento da parte di fornitori terzi. Ecco perché tali realtà mostrano di norma margini e profitti più elevati.
Oltre ai citati benefici “hard”, ve ne sono di tipo “soft” equally important. Le organizzazioni integrate favoriscono la creazione di una cultura aziendale coesa e una vision condivisa. Inoltre, i dipendenti sono maggiormente coinvolti e motivated grazie a prospettive di carriera più ampie. Non solo: la employee satisfaction è superiore poiché i lavoratori percepiscono di contribuire al successo dell’intera catena del valore.
Esempi di integrazione verticale
Per comprendere ancor meglio i benefici derivanti dall’implementazione di una strategia di integrazione verticale, analizziamo in profondità due case history emblematiche di successo.
– Amazon ha recentemente acquisito la società di trasporti e logistica Amazon Air per gestire internamente in modo più efficiente la distribuzione dell’ultimo miglio ai clienti finali. In precedenza si appoggiava a corrieri terzi, ora controlla l’intera catena di fornitura.
– La Pontiac, casa automobilistica statunitense, a metà ‘900 decise di acquisire fornitori chiave di componenti come fonderie e acciaierie per assicurarsi materie prime di qualità a costi contenuti. Fu una classica integrazione a monte.
Entrambi sono chiari esempi di aziende manifatturiere che hanno esteso il loro controllo ai nodi strategici della filiera produttiva e distributiva. Nel primo caso a valle, nel secondo a monte. Le motivazioni sono, ancora una volta, garantirsi accesso a risorse vitali e comprimere i costi intermedi per accrescere efficienza e redditività complessive.
Esempi di integrazione Orizzontale
– L’acquisizione di WhatsApp da parte di Facebook nel 2014 per 19 miliardi di dollari. Si è trattato appunto di un caso di integrazione orizzontale tra due social network concorrenti, volta al consolidamento della leadership del gruppo di Zuckerberg.
– La fusione nel 2000 di Glaxo Wellcome e SmithKline Beecham, che ha dato vita a GlaxoSmithKline, colosso farmaceutico che ha potuto ampliare la sua quota di mercato globale nel pharma. L’operazione ha permesso anche una razionalizzazione dei costi di ricerca e sviluppo.
– Nel 1998 Exxon e Mobil si sono unite in una delle maggiori operazioni di M&A della storia creando un gigante petrolifero integrato, ExxonMobil, leader di settore con un valore di mercato di 500 miliardi di dollari. Anche in questo caso, il razionale dell’integrazione è stato l’espansione globale e il rafforzamento del potere di mercato.
Come si vede, si tratta di tre esempi eclatanti di grandi aziende che sono diventate leader mondiali nei rispettivi comparti, proprio grazie a operazioni di integrazione orizzontale che hanno accresciuto dimensione ed efficienza operative. L’espansione della quota di mercato e il consolidamento sono i driver principali di queste mosse.
In conclusione, possiamo affermare che l’integrazione aziendale è una formidabile leva strategica, che tuttavia richiede un’attenta valutazione da parte del management, soppesandone meticolosamente rischi e benefici attesi.
Solo tramite questo approccio lungimirante, essa potrà effettivamente tradursi in un concreto e durevole vantaggio competitivo.